Cos’è la “disabilità”? (parte 2)

In realtà la struttura dell’ICF è anche più complessa:

                 

L’ottica è diametrale opposta a quella dell’ICDH, in quanto, mentre qui si dava ampio spazio alla descrizione dello stato  di malattia dell’individuo (ed in seguito a questo si dava a termini quali disabilità e handicap con eccezioni spesso negative), nella nuova classificazione le varie patologie, ovvero le disfunzioni corporee, vengono messe sullo stesso livello dei fattori sociali.

In quest’ottica la disabilità può essere definita come una condizione di salute in un ambiente sfavorevole (mentre per l’ICDH, ricordiamolo, era una deviazione di tipo funzionale da uno standard prefissato).

La classificazione ICF ha molteplici funzioni:

  • garantire uno standard per la descrizione della salute e delle condizioni ad essa correlata;
  • consentire di produrre una reportistica e di raccogliere dati che possono essere scambiati anche tra i vari Paesi delle Nazioni Unite;
  • fornire una base scientifica per la comprensione della salute intesa come interazione tra individuo e contesto, proponendo  un’analisi dettagliata delle possibili conseguenze sociali della disabilità.

Dal punto di vista operativo, c’è da rilevare che ogni categoria è un marcatore (o dominio) utilizzato nella definizione della “disabilità”. Questi sono indicati dalle lettere b (body, funzioni corporee, senso del tatto, respirazione, ecc.), s (structure, strutture corporee, quindi organi), d (domain, dominio di sé, quindi attività e partecipazione) e (environment, ambiente). Ogni dominio ha diversi sotto domini, in ognuno dei quali si usano uno o diversi qualificatori.

    • b: 8 domini, si usa il qualificatore di 1° livello;
    • s: 8 domini, si usa il qualificatore di 1° livello, ma si può arrivare fino al 3°;
    • d: 9 domini, si usa il qualificatore di 1° livello;
    • e: 5 domini, di usa il qualificatore di 1° livello, modificatore per includere fattori positivi e negativi.

Le informazioni sono organizzate in due parti: la prima inerente la parte più propriamente fisiologica (alterazioni organiche o funzionalistiche), mentre la seconda inerenti i fattori contestuali (ambientali e personali).

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